L’evoluzione degli ultimi anni nella diagnosi e la terapia delle malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD) ha portato cure più efficaci e sicure. Secondo gli specialisti nei prossimi anni la gestione di queste patologie verrà rivoluzionata. Il tema è al centro del XIV Congresso Nazionale dell’Italian Group For The Study Of Inflammatory Bowel Disease (IG-IBD), in corso a Riccione. Il dibattito parte dai risultati degli studi più recenti per la cura e la gestione delle patologie. “A bridge to the future è il titolo del Congresso, in riferimento al ponte che IG-IBD ha voluto creare con le diverse società scientifiche e le associazioni dei pazienti per migliorare la presa in carico globale. La transizione dal paziente pediatrico e la gestione del paziente con comorbidità immunologiche ne sono due esempi”, spiega il Segretario Generale di IGIBD, professor Flavio Caprioli.
Malattie infiammatorie croniche intestinali e patologia reumatologica
Il documento di Consensus Delphi, presentato al congresso, è realizzato da IG-IBD insieme alla Società italiana di Reumatologia (SIR). Si concentra sulla cura delle persone affette da malattie infiammatorie croniche intestinali associate ad una patologia reumatologica. Il documento raccoglie raccomandazioni pratiche relative all’invio precoce del paziente al collega specialista, e alla gestione condivisa delle terapie, alcune delle quali in grado di trattare entrambe le problematiche. “Le malattie infiammatorie croniche intestinali – sottolinea Caprioli – si associano talora a patologie articolari, e questa condizione aumenta la difficoltà di trattamento dei pazienti. Sempre più si rende necessaria quindi una collaborazione a livello multidisciplinare.
Dieta di esclusione nelle malattie intestinali
La modulazione della dieta per i pazienti è uno dei temi discussi. Fra i relatori, anche la professoressa Maria Teresa Abreu, esperta internazionale, Direttrice del Centro per le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (IBD) dell’Università di Miami e Presidente eletta dell’American Gastroenterological Association (AGA). La dieta nelle malattie infiammatorie croniche intestinali è stata negli ultimi anni rivoluzionata. Si è passati da una dieta restrittiva, con l’obiettivo di ridurre i sintomi o il rischio di ostruzione del transito, ad un nuovo concetto di alimentazione, in grado di modulare la flora batterica intestinale in senso antinfiammatorio, per arrivare alla sperimentazione di alcune diete di esclusione per la malattia di Crohn nel paziente adulto. “Nella gestione della dieta – commenta il Segretario Generale IG-IBD – si è passati dal concetto della malnutrizione a quello del controllo dell’infiammazione. È una novità importante, mutuata in parte dall’esperienza pediatrica, che inizia a mostrare dei vantaggi anche in età adulta”.
Malattia di Crohn
I farmaci immunomodulanti oggi sono sempre più diffusi nella gestione del paziente con rettocolite ulcerosa o malattia di Crohn, uno dei temi è il rapporto fra beneficio e rischio. “Parleremo della possibilità, delle terapie immunomodulatorie prescritte per le IBD, di determinare una infiammazione paradossa in altri apparati”, spiega Caprioli. “La gestione degli effetti paradossi è talora di difficile gestione: è possibile l’uso di terapie di combinazione, ma in alcuni casi, può essere necessario sospendere il trattamento”.
Digitalizzazione migliora i percorsi
“La voce dei pazienti è fondamentale per definire le migliori strategie di gestione delle IBD – dichiara Valentina Ferracuti, Presidente di AMICI Italia – e il nostro impegno è quello di garantire che le esigenze e le prospettive siano sempre al centro di ogni decisione e iniziativa. Insieme, possiamo costruire un futuro migliore per tutti coloro che vivono con queste patologie. In questo contesto, la digitalizzazione riveste un ruolo fondamentale per migliorare l’accesso alle informazioni, la condivisione di esperienze e la promozione della ricerca. È essenziale che le istituzioni siano al nostro fianco in questo percorso che rappresenta un passo importante per garantire una migliore qualità di vita ai pazienti affetti da IBD e per promuovere politiche che rispondano alle loro esigenze, garantendo la sostenibilità del nostro Servizio sanitario nazionale”.