Fecondazione assistita: numeri record, ma disparità di accesso tra nord e sud
Negli ultimi anni è aumentato il numero delle coppie che hanno fatto ricorso alla PMA – Procreazione Medicalmente Assistita, per cercare una gravidanza. Secondo il rapporto ISS– Istituto Superiore di Sanità, dal 2010 al 2017, il numero delle coppie che ha effettuato trattamenti di fecondazione assistita è salito da 69.797 a 78.366. I cicli effettuati sono saliti da 90.944 a 97.888 ed il numero dei trattamenti che si sono conclusi con esito positivo, ovvero con la nascita di un bambino, sono passati da 12.506 a 13.973.
“Sicuramente la crescita di questi numeri si deve a diversi fattori.” Ha spiegato il Professor Antonio Pellicer, Presidente e Fondatore di IVI. “Da una parte l’incremento dei trattamenti è di carattere fisiologico e si deve al cambiamento sociale in atto, per cui la realizzazione professionale o la stabilità lavorativa per le donne è un presupposto per affrontare la maternità con maggiore serenità e consapevolezza. Dunque, è naturale che l’età media in cui si cerca la prima gravidanza si sia alzata rispetto al passato. Dall’altra parte è una questione scientifica: la PMA ha fatto passi da gigante, in termini di ricerca, nuove tecnologie e tecniche innovative, quindi è aumentato il numero dei cicli che si concludono con esito positivo. In IVI, per esempio, riusciamo a ottenere elevate percentuali di successo. Nel caso dell’inseminazione artificiale, con lo sperma del proprio partner si può raggiungere un tasso di gravidanza pari al 45% con tre tentativi, utilizzando la nostra banca del seme le possibilità aumentano fino a un 55%. Attraverso la fecondazione in vitro, invece, con i propri ovuli si ha un 70% di possibilità di successo, arrivando a un 95% al terzo tentativo. Le percentuali si alzano ancora se si ricorre a un trattamento di ovodonazione, con cui otteniamo un 80% di possibilità di successo già al primo tentativo e arriviamo a un 99% al terzo tentativo.”
Fecondazione assistita, disparità di accesso tra nord e sud
Tuttavia, anche se i numeri sono in aumento, dalle statistiche emerge una netta disuguaglianza tra nord e sud del Paese. Al sud le coppie hanno ancora difficoltà di accesso alla PMA rispetto al nord Italia. “Dal rapporto ISS emerge una grande richiesta di accesso ai trattamenti di PMA da parte dei pazienti del sud Italia.” Ha proseguito la Dott.ssa Isamaria Loiudice, Direttrice della Clinica IVI di Bari. “Basti pensare che delle 11.936 coppie di pazienti che si sono sottoposti a trattamenti di Inseminazione Semplice senza donazione di gameti nel 2017, solo 810 di queste lo hanno fatto in Puglia. I relativi cicli iniziati in Puglia sono stati 1.131, a fronte dei 18.688 cicli iniziati in Italia. Questo è imputabile, in primo luogo, al fatto che rispetto alle regioni del nord Italia, in Puglia si contano meno centri di PMA – nel 2017 in Puglia erano attivi solo 16 centri dei 366 in Italia.”
Alla luce di questi dati, dopo l’apertura del primo Centro IVI a Roma e l’apertura a dicembre nella Capitale della prima Clinica IVI di III livello in Italia, è stata inaugurata anche nel sud del paese una nuova Clinica di primo livello, a Bari, dove si potranno effettuare indagini di fertilità, visite ginecologiche, controlli ecografici e avviare percorsi di fecondazione assistita.
“Considerando anche che l’emergenza sanitaria rappresenta un ulteriore ostacolo all’accesso alla PMA”, ha continuato la Dott.ssa Loiudice “abbiamo ritenuto opportuno venire incontro alle richieste dei pazienti con l’apertura di una Clinica IVI a Bari di I livello. Anche perché, quando si parla di fertilità, il tempo rappresenta un fattore fondamentale da cui può dipendere il successo del trattamento. Dunque, per noi di IVI è prioritario assicurare, per quanto possibile, parità e facilità di accesso ai percorsi di PMA. Anche per questo, tutti i nostri centri sono spazi sicuri in cui vengono applicate tutte le misure di prevenzione anti COVID-19 e vengono adottati rigidi protocolli di protezione, per garantire la sicurezza dei nostri pazienti e permettere loro di non posticipare il desiderio di diventare genitori”.