Microbiota intestinale, il segreto contro l’invecchiamento
I piatti della Dieta Mediterranea sono alla base di una vita in salute, ma non solo. Gli ultimi studi disponibili dimostrano infatti che la pasta, le verdure e tutti gli alimenti tipici della nostra alimentazione riescono a rallentare l’invecchiamento. Se n’è discusso a Parma, per il ciclo di incontri “Let’s Talk About Food & Science” che ha visto a confronto alcuni tra i maggiori esperti in fatto di alimentazione e nutrizione umana.
RUOLO CHIAVE
Alla base del nostro benessere, rivelano gli esperti, c’è il microbiota intestinale, che è un po’ come la cabina di regia di molte funzioni e aspetti del nostro organismo. Il microbioma modula il metabolismo del cibo che ingeriamo, sintetizza vitamine come la B12, la vitamina K e i folati. Insegna al sistema immunitario a distinguere amici da nemici, ci difende da microrganismi pericolosi e produce il 70% della serotonina, fondamentale per la motilità intestinale. Quella stessa serotonina, definita ‘ormone della felicità’, che sta a ricordarci che c’è un asse tra cervello e intestino, dove c’è una rete neuronale estremamente sviluppata.
CORRELAZIONI
Secondo gli esperti il collegamento tra intestino e cervello è bidirezionale. In altre parole, il microbiota ha la capacità di rilasciare neurotrasmettitori fondamentali per la regolazione del ciclo sonno-veglia e del buon umore, mentre ansia e stress possono alterarlo. Nelle persone con depressione il microbiota è caratterizzato dalla perdita di batteri benefici come il bifidus batteri. Ceppi benefici che si perdono a causa disturbi intestinali infiammatori cronici come il morbo di Crohn.
BIODIVERSITÀ
Dall’incotro è emerso che una dieta sbagliata, lo stress, una vita sedentaria cambiano e indeboliscono la biodiversità nell’intestino. Vuoi per la carenza di specie benefiche o protettive, per la competizione tra specie, o per la proliferazione di ceppi potenzialmente patogeni che abbiamo inconsapevolmente favorito, possono rompere l’equilibrio del microbiota impoverendolo. Una condizione, questa, che accomunerebbe il 25% della popolazione (un italiano su 4). E così alcuni microrganismi ‘trascurati’, che non trovano nutrimento nel cibo che ingeriamo, possono ripiegare sul muco intestinale, rendendolo più vulnerabile; altre specie possono superare le cellule epiteliali e la barriera vascolare e arrivare a organi interni e tessuto adiposo, provocando infiammazione cronica, madre di molte patologie e malattie metaboliche, come le patologie cardiovascolari, l’obesità, il diabete e il cancro.
LA PASTA
Il nostro organismo ama la pasta anche perché favorisce la crescita della ‘popolazione buona’ del microbiota, specie se associata ad altri alimenti chiave del mangiare mediterraneo, come verdure e ortaggi che, assieme alla pasta, integrale o tradizionale, contribuiscono a immettere fibre nel nostro intestino. Nel menù del microbiota intestinale non dovrebbero mai mancare le fibre. Quelle solubili (pasta al dente) e insolubili (verdure) – puntualizzano gli esperti – stimolano la produzione e l’espansione di batteri buoni. E ancora, composti polifenolici di cui sono ricchi frutti di bosco, agrumi, cavoli, broccoli, pomodori, olio d’oliva e noci, che apporterebbero una crescita di Lactobacillus e Bifidobacterium; carciofi, asparagi, aglio, cipolla, porri, topinambur e cicoria, per il contenuto di inulina; legumi come fagioli, lenticchie, ceci, piselli e fave, per il contenuto di frutto-olisaccaridi e galatto-olisaccaridi; pinoli, nocciole, spinaci e pesce azzurro per acidi grassi omega 3, tutti alimenti che possono essere una soluzione contro l’infiammazione cronica.